Terre Selvagge 2012 Diario di Bordo

1° Giorno

Ore 19:30 ci troviamo alla stazione di Gioia Tauro ad aspettare il treno che ci porterà fino a Villa San Giovanni carichi di entusiasmo e spirito di avventura. Alle 20:05 arrivato il treno, saliamo e dopo quasi mezz'ora di viaggio arriviamo a destinazione. Appena scesi ci rechiamo alla biglietteria per i traghetti e dopo aver fatto i biglietti, ci imbarchiamo alla volta di Messina. Arrivati dopo un paio di ore di viaggio, sbarchiamo e ci siamo diretti verso la stazione ferroviaria, dove abbiamo incontrato i nostri primi compagni di avventura: Luca e Daniele, due ragazzi del Gruppo Battipaglia 1 con cui abbiamo passato un po’ di tempo insieme tra discorsi e risate, fino a quando abbiamo preso il bus che, dopo due ore di viaggio, ci avrebbe portato alla stazione di Catania, in cui ad aspettarci c'era il nostro Capo Campo Alessandro, che ci ha poi portato alla sede del Catania 16 (se non ricordo male) per passare la notte insieme agli altri membri dello staff e qualche altro ragazzo come noi, per poi affrontare il primo giorno di cammino.

2° Giorno

 Dopo una notte non proprio fatta di sonno, ci risvegliamo per partire alla volta del nostro primo giorno di cammino. Aggiustati gli zaini e fatte le presentazioni con Ettore Chiara Angela Luigi e Davide, ci incamminiamo verso la stazione di Catania per prendere il treno con direzione Giarre. Durante il percorso in treno abbiamo consumato una buona colazione per metterci in forze e cantato qualche canzoncina che non guasta mai. Arrivati a Giarre, abbiamo fatto la conoscenza di Don Orazio, prete scout molto somigliante a babbo natale, e con la sua benedizione siamo saliti su una specie di treno molto vecchio che ci ha fatto salire un po’ di quota, portandoci nel versante di partenza della nostra avventura. Scesi da questo vecchio treno man mano che si camminava, il paesaggio diventava sempre più bianco e la neve incominciava a posarsi un po’ su tutto, mentre noi continuavamo a salire per raggiungere la nostra prima tappa, un piccolo rifugio in cui pranzare e prepararci per l'inizio della scalata. Dopo la preparazione e il pranzo ripartiamo alla volta del primo rifugio, il Saletti 1290 m, dove avremmo passato la prima notte selvaggia. Durante il cammino abbiamo capito la pesantezza della strada, anche se era il primo giorno e la stanchezza si faceva sentire mentre attraversavamo la neve. La prima notte è stata quella più importante dove si è capito il lavoro di squadra di ognuno di noi, e dopo l'arrivo dei Romani fermi all'aeroporto per mal tempo, abbiamo iniziato a cenare e in seguito a cantare fino al momento di dormire.

3° Giorno

Dopo una bella dormita ci risvegliamo per il nostro secondo giorno di cammino tra scherzi reciprochi e palle di neve che colpivano chiunque. Nel pomeriggio, dopo un paio di ore di cammino, giungiamo finalmente al rifugio Santa Maria 1632 m, dove abbiamo trascorso la seconda notte. Arrivati al rifugio, ci siamo messi subito al lavoro per sistemare tutto, accendere il fuoco per scaldarci e creare una piccola scaletta di neve nella porta d'entrata. A metà pomeriggio ci è stato affidato il momento del Deserto, che abbiamo vissuto immersi in un paesaggio fuori dal comune, dove regnavano la pace e il silenzio, che hanno aiutato a farci riflettere meglio e a vivere veramente quello che per noi, in precedenza, era solo qualche foglio di carta con delle frasi scritte sopra. Calato il sole, arriviamo alla sera, durante la quale si è scatenata anche una piccola bufera che ci ha fatto barricare dentro il rifugio, passando il fuoco di bivacco al caldo e con un gioco che ha messo in atto le nostre tecniche scout accompagnato da consigli molto utili sulle tecniche da adottare in montagna. Sistemati i sacchi a pelo, ci siamo messi a dormire con il vento che fischiava sul rifugio e che ci ha accompagnato per tutta la notte.

4° Giorno

 Dopo una bella dormita ci risvegliamo con un tempo non proprio dei migliori. La piccola bufera della notte precedente si era un po’ ingrandita e ci ha fatto compagnia per tutto il cammino di quel giorno, con un vento che è arrivato a soffiare a quasi 50 Km orari insieme alla grandine che ci colpiva con una certa violenza. Malgrado la stanchezza e il brutto tempo non ci siamo arresi, siamo tosti noi, e abbiamo proseguito anche se con qualche difficoltà. Nel pomeriggio dopo qualche ora di cammino siamo finalmente giunti al rifugio Timpa Rossa a circa 1900 m con una sorpresa inaspettata però. Giunti davanti alla porta del rifugio un bel po’ di neve era entrata all'interno perché la porta era stata lasciata aperta, e con quel tempo la neve era riuscita ad arrivare a un metro dentro, contando che tutto il rifugio ne era sommerso all'esterno. Quindi dopo aver valutato la situazione, ci siamo rimboccati le maniche, e con un bel lavoro di squadra, siamo riusciti a spalare tutta la neve fuori, ad aggiustare il rifugio e a raccogliere un po’ di legna, perché il casale che conteneva la legna già tagliata era letteralmente sommerso dalla neve. Così ci siamo rifugiati dentro, iniziando ad accendere il fuoco, ad asciugare la legna e a cucinare, e li ho capito il vero senso del campo: essere una squadra, aiutarsi l'un l'altro, creare una comunità in grado di sopravvivere e abbattere qualsiasi ostacolo ma sempre insieme. Dopo aver mangiato e dopo esserci riscaldati, abbiamo iniziato il fuoco di bivacco cantando, ballando e discutendo della giornata passata e di quella che ci attendeva, e appena letta la preghiera di chiusura giornata siamo corsi a letto, distribuiti alcuni nel sottotetto compreso me e altri nella stanza di sotto.

5° Giorno

Il risveglio è stato uno dei più belli del campo, appena aperta la porta, ci ritroviamo sotto un po’ di neve ma nulla di grave, e sistemati gli zaini e il rifugio usciamo all'aria aperta dopo una notte passata come dei topolini nella tana. Iniziamo subito a scherzare a colpi di palle di neve e con la lotta libera e appena fatte le foto di gruppo, zaini in spalla e partiamo alla volta della nostra ultima giornata di cammino, a mio parere la meno faticosa e più bella di tutte, con una leggera neve che cadeva e che ci ha accompagnato fino alla fine del cammino. Il cielo e la montagna si fondevano in un tutt’uno fatto di bianco che ricopriva tutto ciò che ci circondava e che rendeva l'atmosfera fantastica e unica nel suo genere. Mentre si camminava nel bianco più totale, siamo arrivati alle pendici del Monte Nero, che guarda caso, era bianco e di lì a poco abbiamo fatto una sosta sotto un pino, dove ci siamo ricaricati con un po’ di cioccolata. Finita, la pausa siamo ripartiti ricaricati ed energici, disponendoci in una fila orizzontale per cercare di vedere qualche casa o strada nei paraggi fino a che sentiamo Alessandro che grida: "di qua di qua" e lì dopo aver visto la strada, tutti eravamo felici ed euforici, ma il motivo non era la strada battuta o il ritorno alla civiltà, no, tutti eravamo in quello stato perché siamo riusciti a compiere una vera e prozia impresa, con la fatica, l'impegno, e il sudore della fronte, che porteremo sempre con noi e che resterà sempre nei nostri cuori da Scout indelebile per tutta la vita. Il cammino però non si era ancora concluso mancava un altro po’ di strada con il pulmino per ritornare alla civiltà, dopo giorni vissuti immersi nella natura più selvaggia. Arriviamo così al rifugio Ragabo, dove ci attende Don Orazio, pronto a celebrare la messa insieme a noi, in vero e proprio stile scout, indossando una tunica con un bel giglio, simbolo della nostra associazione Scout. Finita la messa, abbiamo pranzato con dei panini e un altro bus ci ha portato alla stazione di Catania, dove dopo un breve cerchio di chiusura campo, fatto di verifiche, commenti e tristi saluti con qualche lacrima verso i Capi Campo, lo Staff e i nostri compagni Romani, scappiamo a prendere il treno, che puntuale come un orologio svizzero, arriva, appena noi siamo giunti sul binario. Saliti sul treno, abbiamo preso possesso di un vagone, dove abbiamo iniziato a firmare ognuno il fazzolettone dell'altro come da tradizione di ogni campo e a cantare a squarciagola con il vero e proprio Spirito Scoutistico che ci accomuna e che ci ha reso una piccola famiglia. Il viaggio, durato più o meno due ore, infine ci ha portati alla stazione di Messina, dove le strade di ognuno di noi si sono divise, per far ritorno alla vita di tutti i giorni, con un po’ di nostalgia e qualche lacrima che accompagna il nostro ritorno a casa ricordando però tutti i bellissimi momenti di quest’avventura che io considero la più bella mai vissuta fino adesso della mia vita. E così vi saluto cari amici, vi porterò sempre con me, grazie di tutto e a presto.

Un abbraccio, il vostro Enrico!